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è quel tempo
che cura la vita
fasciando di nebbia
e scialli sul viale
una figura sbiadita
quando nel pastrano
mi stringo in affanno
dopo la passeggiata
ma tra i baveri alzati
sai che è finita
mirando ad ogni panchina
un tappeto giallo
fino alla piazzetta
dove sul portone
cerco la tua ombra
è rimasto solo il calco
di cera lasciato
per dirla tutta
alla mia fede
smarrita
so che ai fanali
si ritrovano tante farfalle
tutti i sogni d’uno strano girotondo
o girarrosto se son caduti ormai cotti
il rifugio non c’è più
chiusa l’osteria
rimangono la notte interi
quaderni di poesia
scrivevo un tempo
a inchiostro
adesso scorre sullo schermo
una freccia puntando
a piè di pagina
il vuoto che rimane
mi collego lungo il cavo
che corre a lato del muro
e poi giù nell’orto
sotto al lampione
unico rimasto
per una via deserta
a far luce sul giallo
anche tu di fronte
mandavi messaggi
cuoricini e baci
roba da pazzi
se eravamo a due passi
e una volta dalla finestra
t’ho urlato
non ti amo
basta
tra poco sarà la fiera
dei morti
e verrò
senza un fiore
o preghiera
a trovarti
ormai sanno tutti
che lascio un foglio
a fianco dell’angelo
perché hai chiesto
di continuare a scrivere
e poi
quella statua che punta l’indice lassù
sarà più celere
della nostra rete
ma è stanco il ragno
e nel buco verrà
o in culo al mondo
così collegati alle radici
per sempre e ancor più
cuoricini e baci